Dall’esaltante Bahrain 2022 alla desolante Jeddah 2023, è una Ferrari in caduta libera
Un anno fa il Cavallino coglieva una straordinaria doppietta, da allora però è iniziata una lenta agonia in salsa rossa
È passato esattamente un anno dal 20 marzo 2022 dove, a poche ore dall’inizio della primavera, nella notte di Sakhir brillava la stella della Ferrari. Un’autentica dimostrazione di forza quella mostrata dalla Rossa nel deserto del Bahrain; una resurrezione sportiva per la scuderia più iconica e vincente della Formula 1 con Charles Leclerc e Carlos Sainz che avevano mostrato i muscoli forti di una monoposto, la F1-75, che pareva pronta ad interrompere il lungo digiuno iridato.
Invece si è trattata di un’effimera illusione, che ha dovuto fare i conti con una realtà terribilmente differente da quella mostrata un anno fa. Trecentosessantacinque giorni dopo infatti quella di Manama è stata l’ultima doppietta centrata dalla Ferrari che pian piano è caduta sotto i colpi di un nemico, la Red Bull, che tiene in scacco la concorrenza dominando (meritatamente) in lungo e largo la scena del Circus.
La SF-23 avrebbe dovuto rappresentare un’evoluzione della precedente vettura, che si è mostrata essere un “pacchetto finito” e non migliorabile, e invece pare tanto trattarsi di un’autentica involuzione. Anche ieri, su una pista “amica”, almeno sulla carta, la Ferrari avrebbe dovuto ben figurare e invece è stata una lenta agonia che ha visto la Rossa sprofondare al ruolo di quarta forza, perdendo anche la battaglia con l’altro top team in crisi: la Mercedes. Ma almeno la Stella ha avuto un sussulto d’orgoglio, dichiarando per bocca del team principal Toto Wolff, la progettazione di una versione B della W14 che prossimamente scenderà in pista. In Ferrari invece al momento tutto tace, continuando con una filosofia progettuale che ha fatto acqua da tutte le parti.
Eppure nel recente passato ci era stato assicurato che la vettura era nata bene (dichiarazione dell’ex Binotto lo scorso settembre) e soprattutto non avrebbe avuto eguali a livello velocistico (l’amministratore delegato Vigna il giorno della presentazione della nuova vettura) ma alle parole devono seguire i fatti, altrimenti verba volant e scripta manent come dicevano i latini. Ad oggi parole e realtà sono agli antipodi. La SF-23 appare infatti una monoposto debole in tutte le aree che anziché progredire è regredita. Se il 2022 è stato l’anno del gambero, con quale aggettivo potrà essere battezzato la stagione in corso della Rossa?
Si cerci almeno di salvare il salvabile, portando in pista degli aggiornamenti che facciano risalire la china e permettano a Leclerc e Sainz di lottare almeno con Aston Martin e Mercedes. Anche perché Red Bull, chissà ancora per quanto, gareggerà in un campionato a parte. Questo inizio di stagione ha inoltre mostrato che con il lavoro e la programmazione, ma soprattutto facendo un mercato tecnici all’altezza, una squadra (leggasi Aston Martin) possa passare da essere una desolante settima forza a seconda guidando il gruppo degli altri.
È passato solamente un anno dalla doppietta in Bahrain, pare invece trascorso un secolo. L’unica certezza rimasta immutata è il digiuno iridato. Anzi quest’anno avanzerà di una casella raggiungendo quota 16 anni. L’età della piena adolescenza. Sono proprio gli adolescenti di oggi che non hanno ancora visto una Ferrari campione del mondo. Chissà quanto altro tempo passerà…
Autore: Juan C. Cassiodoro
Imag: Ferrari